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Il giornalino dei bambini e dei ragazzi dell'Istituto Comprensivo Quinto Nervi di Genova

Novellatori per un giorno bis: Calandrino e il potere di leggere nel pensiero

Visto il grande successo riscosso dal racconto “Calandrino e la forchetta saziatrice” di Jacopo della 2 D della scuola “Durazzo”, ecco a voi, cari lettori, un’altra divertente novella, avente sempre come protagonista l’ingenuo Calandrino, celebre personaggio di alcune novelle del “Decameron” del Boccaccio.

Calandrino e il potere di leggere nel pensiero

Daniela:- Cari compagni, in questa novella vi racconterò di un altro scherzetto fatto al povero Calandrino, personaggio al quale ci siamo affezionati…

Ce la metterò tutta per rendere la storia coinvolgente e divertente.

Si stava avvicinando il giorno di Pasqua e, in quest’occasione, Calandrino aveva organizzato una cena alla quale erano stati invitati Bruno, Buffalmacco e Nello.

Buffalmacco, da buon amico, aveva portato da casa un calderone di zuppa fatta da sua madre da poter gustare con gli amici, ma, una volta seduti a tavola, decise che poteva approfittarne per fare uno scherzetto all’amico Calandrino.

Quindi si avvicinò a Bruno e gli disse: “Amico mio, io ho portato qui un po’ di zuppa calda da casa, ma, ora che ci penso, mi è venuto in mente che potremmo raccontare all’ingenuo Calandrino che questa è una zuppa magica, che fa cose inimmaginabili e mai viste.”

L’amico fu felice di partecipare allo scherzo pur di farsi due risate e prendere in giro Calandrino.

Quindi, una volta seduti a tavola, attaccarono il discorso: “Senti Bruno, dimmi, hai mai sentito di quella zuppa dai poteri miracolosi che fu creata da un cuoco molto esperto a Verona?”

“Ah, sì sì, certo! Quella che ti dà il potere di leggere nel pensiero… Ovviamente ne ho sentito parlare! È diventata così famosa…”

Calandrino, incuriosito dagli amici, si aggiunse alla conversazione: “Beh, io non ne ho mai sentito parlare, ditemene di più!”

“Guarda, invece di parlartene, te la farò assaggiare, dato che ne ho un calderone pieno fatto da poco, così mi potrai dire se è vero quello che si dice.”

“Prenditela pure tutta! Monna Tessa ha cucinato così tanto che noi altri siamo sazi.”

Calandrino, contento del privilegio che aveva, si avvicinò al calderone e, piano piano, cominciò a scolarsi la gustosissima zuppa.

Dopo aver finito, l’amico Bruno gli chiese: “Dai, ora prova a dirmi cosa sto pensando, vediamo se funziona!”

Calandrino si avvicinò a Bruno e, spremendosi le meningi, provò a capire cosa stesse pensando. Buffalmacco, che stava già ridendo, decise di rendere lo scherzo ancora più divertente e disse al poveretto: “Eh, sai Calandrino, con noi Fiorentini non è così facile che funzioni. Infatti so che, per riuscire nell’impresa, dovresti toglierti le calzature, correre in strada, aspettare ogni due rintocchi della campana e, quando li udirai, dovrai fare il verso della pecora, ma, prima devi stare in piedi su un solo piede e fare dei giri su te stesso cantando: Io so leggere nel pensiero, trallallero!!!”

A sentire quelle parole gli amici stavano già ridendo sotto i baffi, e pensavano che il loro amico non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma non passarono neanche due minuti che Calandrino era già fuori senza scarpe, a cantare a squarciagola. Tutti i cittadini che passavano si prendevano gioco di lui e, ogni volta che lo distraevano, il poveretto perdeva l’equilibrio e doveva ricominciare.

Dopo una mezz’ora che erano in piazza a ridere del povero Calandrino, costui finalmente era riuscito a svolgere i giri su stesso e, quando la campana suonò il secondo rintocco, cominciò a belare come una pecora:” Bee, bee, beee!!!”

A quel punto Nello, Bruno e Buffalmacco non riuscirono più a smettere di ridere e, una volta che Calandrino smise di cantare, saltare e fare versi di animali, fu richiamato da Bruno, che gli disse: “Dai, ora prova a leggere nel pensiero di Nello!”

L’amico, sfinito ed esausto, si avvicinò al pittore e, guardandolo dritto in fronte, provò a leggergli nella mente.

Buffalmacco, però, ormai piegato in due dal ridere, gli disse: “Calandrino, credo proprio che non ci riuscirai più, sarai caduto così tante volte che il potere della zuppa sarà finito.”

A quel punto l’ingenuo, scalzo, umiliato e deluso Calandrino se ne tornò a casa e, prima di sbattere la porta della sua abitazione, disse:” Me la faccio io la zuppa, vedrete, non potrete più neanche pensare perché io lo saprò!”

E, dicendo così, si chiuse in casa e cominciò a cucinare zuppe e minestrine di tutte le varietà, nella speranza di trovare quella che gli avrebbe fatto leggere nel pensiero delle altre persone.

Daniela C., classe 2D, scuola secondaria Durazzo

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Questa voce è stata pubblicata il 9 settembre 2015 da in OFFICINA CREATIVA con tag , , .